IL BIANCO E L’ASSOLUTO
“Il bianco nell’arte é un colore. Nella pittura occidentale é utilizzato per la rappresentazione naturale di condizioni atmosferiche legate alla neve, al ghiaccio, alla nebbia, al deserto, in cui gioca fortemente la luce…, indice sempre di assoluto, di sublime e di silenzioso”. (A. Bonito Oliva)
Altra opinione é quella di chi sostiene che, proprio per questo, il bianco é il non-colore, é la luce assoluta che li somma e li annulla tutti, in nome di una trascendenza all’assoluto, a ciò che é ultraterreno, allo spirito puro. Eppure nella storia dell’arte il bianco ha un’importanza basilare, una presenza continua e tutt’altro che indefinita.Come mai questa dicotomia di pensieri? In realtà si tratta di posizioni diverse che giungono alla stessa conclusione.Il Bianco, infatti, contiene in sé la totalità e, nella vita e nell’esperienza umana, é usato per sostenere e segnalare il passaggio. Un colore per un nuovo inizio, un colore legato al nuovo e alla resurrezione, al passaggio ed alla ricerca di un varco verso un altro luogo, reale o mentale. Un cambiamento che può portare nuova energia vivificante, e una nuova profondità. Monia Biscioni, giovane artista di Varese, esprime nelle sue candide opere, materiche e rigorose, la principale ragione per cui molti artisti arrivano all’uso del Bianco, monocromo: si tratta della necessità di “purezza” e di “chiarezza” per progredire in una ricerca artistica più profonda ed elevata insieme, per affrontare tematiche legate a tutto ciò che é immateriale e privo di peso, che é legato ad altri mondi o ad altri stati dell’essere. Il concetto “bianco-luce-coscienza-pensiero” é legato alla pregnanza del Sé: il centro, il nucleo meta dell’individuazione umana, l’Albedo alchemica, la tensione del divenire nell’esistenza, dove ritorna il concetto del cambiamento, del passaggio da uno stato all’altro, ed alla crescita ed alla metamorfosi.
Se poi, come magistralmente nelle opere di Monia, la simbologia del colore viene applicata a quella della forma sferica, circolare delle sue creazioni unita al triangolo ascetico e simbolo di equilibrio, abbiamo una ulteriore indicazione di una tensione spirituale, cosciente ricerca di un “altrove” in cui transitare e progredire nel cammino interiore. La sua “Città del Futuro”, pulita e ordinata struttura in gesso, alluminio e policarbinato, nella quale edifici geometrici convergono verso un centro, e “Geometria”, opera materica, in cui il silenzio viene raggiunto dal contenimento di frastuoni geometrici all’interno di un cerchio bloccato da quattro triangoli di alluminio, equidistanti ed equivalenti, ci danno l’idea di creazioni equilibrate per un’ascendenza mediativa di stampo orientale. Una sorta di ricerca del 7° Chackra, quello della spiritualità, visualizzato come un filo di luce bianco argentea che collega l’uomo al divino e in cui ci si apre al nostro Sé superiore. Percorso interessante e condotto con rigore artistico e tecnico di cui la nostra artista ha fatto esperienza nella prestigiosa Accademia di Brera.
Percorso di un passaggio in una nuova esplosione creativa di cui Monia ha posto tutte le premesse per il futuro. (Francesca Mariotti)
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LA CITTA’ DEL FUTURO
In quest’opera del 2005 l’artista ha voluto iniziare un percorso nel quale dare corpo e quindi volume alle proprie rappresentazioni.
Da questo momento i suoi quadri diventano sculture.
Il senso ed i significati dei messaggi contenuti nelle opere si materializzano come in una metamorfosi che trasforma le precedenti linee grafiche di superficie in sostanza corporea.
Monia Biscioni sente quindi dentro di sé il bisogno di esternare le proprie idee e le proprie emozioni in un modo più materico… e lo fà dando loro (attraverso dei volumi) una sostanziale fisicità.
L’imponenza delle opere (120 x 120) sono un’altra dimostrazione del suo bisogno di manifestarsi attraverso di esse, anche se ciò avviene con grande sensibilità ed una sottile discrezione.
Nella “Città del Futuro” l’autrice, con ordinata e semplice pulizia, ha giocato con i volumi fornendo a chi l’osserva la percezione del desiderio e della scelta di dare ordine e rigore all’opera… per favorirne quindi il messaggio.
Sebbene l’opera stessa possa sembrare fredda ed avulsa da sentimenti… lo é solo nel senso del distacco da essi, mantenendo invece intatto quel bisogno primario che l’artista ha sentito di voler rappresentare: “un ideale modo di vivere”.
L’impiego di materiali (il gesso e l’alluminio) sul supporto in policarbonato e le loro forme indicano come attraverso di essi si interscambiano e si manifestano, a volte in sintonia a volte in antitesi, gli aspetti maschili e femminili dell’autrice.
I colori luminosi con la prevalenza del bianco, simbolo di energia, di luce e di purezza, fanno comprendere come l’artista voglia offrire anche agli altri, attraverso le proprie opere, la possibilità di trarne un pensiero ed un giudizio “libero” da condizionamenti.
In esse si possono leggere tutta la profondità e la screscita del suo “percorso interiore”. (Architetto Maurizio Magrin).
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LA CITTA’ IMMAGINARIA
UTOPIE URBANE.
L’ART DESIGN DI MONIA BISCIONI
Vibrano di bagliori monumentali i volumi levigati che svettano sulla “Città Immaginaria” di Monia Biscioni, art designer italiana dal talento innato.
In essa un paesaggio astrale riverbera di oniriche intuizioni che si manifestano nell’acromia del bianco. l’assetto scultoreo ottenuto mediante il rigore geometrico e l’impatto visivo di notevole monumentalità denotano un linguaggio strutturale quasi architettonico, che esalta le forme, siano esse semisfere, parallelepipedi o quadrati, e decanta una nuova raffinata espressione artistica.
L’indagine estetica é condotta in modalità tridimensionale per il raggiungimento dell’armonia e della simmetria, in una tensione alla perfezione che ci circonda le parole di Fichte: “la perfezione non é essere perfetti, ma tendere continuamente ad essa”.
Così Monia propone una città ideale come rifugio dal degrado del paesaggio contemporaneo. Svanito ogni contatto con la realtà circostante, l’autrice ci dona gli spazi illusori che il progetto edilizio ci ha negato, alla ricerca di una profonda quiete interire, ma la sua é un’utopia urbana che non si esprime con ordinarie liriche visive, bensì con un distacco emotivo, accentuato dalla monocromia del policarbonato e del gesso, raramente interrotta dalle eleganti note argentee dell’alluminio.
Quelle di Monia sono opere dell’intelletto dalla straordinaria purezza creativa. (Sabrina Falzone Critico e Storico dell’Arte).