Dicono di lui

 Coesa tra raffigurazione simbolica e virtuosismo narrativo, la pittura di Piero Racchi compensa una volontà costruttiva sofisticata ed al tempo stesso fortemente immaginifica. Le sue tematiche, sospese tre le influenze culturali passate ed esigenze fruitive contemporanee, sono dimostrazione di un equilibrato senso compositivo.  

Sandro Serradifalco  

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Artista di grande capacità immaginativa, con un’anima ecologica che lo rende attento osservatore della natura, indagata con appassionata curiosità, da anni Piero Racchi esplora le infinite possibilità della tridimensionalità, coniugando una minuziosa ricerca plastica con una sottile indagine cromatica per addivenire ad una sua personale forma di scultura-assemblage vivacemente policroma dove i due aspetti sono tanto intimamente connessi da risultare inscindibili.
Il colore, infatti, brillante, vivido, ad effetto porcellanato,  un uniforme velo lucido che cattura la luce, è determinante per la trasfigurazione  dell’oggetto anestetico, scarto pazientemente cercato o casualmente trovato, oggetto quotidiano, astruso ingranaggio, legno, ferro, plastica, in quelle indecifrabili forme complesse che hanno conosciuto altri luoghi ed altre funzioni, plasmate in un mix misterioso nel quale l’occhio cerca invano significati noti, persi definitivamente.
In una sorta di trasformazione gestaltica, il risultato finale è un “tutto” che è “altro” e di più della somma dei singoli pezzi, perché l’azione dell’artista, con un intervento demiurgico, cancella ogni traccia oggettuale e reinventa i nessi logici, le relazioni gerarchiche, le attribuzioni delle cose, ne svela le possibilità espressive nascoste, porta alla superficie potenzialità impensate, in una parola crea, o ricrea, la materia animandola di nuova vita come solo l’arte sa fare, perché gli artisti hanno la prerogativa di vedere e farci vedere  le cose vecchie con occhi sempre nuovi .  

Vilma Torselli  

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Le sculture di Piero Racchi compongono una sorta di microcosmo, come strutture portanti di un mondo naturale, assoluto o simbolico, sia sul versante operativo sia su quello morfologico. A questo artista più che la realtà interessa la forma, dimostrando ancora una volta che l’attuale riflessione sull’astrazione non è una pratica esclusivamente pittorica, vedi Judd. Serra e Lewitt, scultori che negli anni sessanta hanno dominato il panorama della scultura informale. Un artista come Piero Racchi percepisce che i suoi lavori non sono semplici fatti materiali, resistenti all’interpretazione linguistica dell’astrazione, ma interagiscono tra la cultura del reale e la cultura del sogno. L’impegno dello scultore è molto più grande che nella pittura. Lo scultore porta una responsabilità più grave, perché mentre la pittura è finzione, la scultura è oggetto e comprende in sé il potere di presenza, un peso di realtà che manca alla pittura. Uno scultore che oggi abbia l’ardire di essere astratto naviga fra gli scogli dell’idealismo, sa di andare incontro ad un mare in tempesta, di sfidare le alte onde delle incomprensioni, anche se molti di loro si nascondono dietro le installazioni, come se si difendessero dietro un altare. Piero Racchi ha scelto la via più difficile, ma la sua audacia è stata premiata dai risultati che appaiono ai nostra occhi, illuminazioni idolatriche, icone fantastiche che irradiano luce metallica, muschi, licheni, fantasia, cultura. La rinascita della scultura informale e astratta riflette l’estasi del post-strutturalismo e la serietà e l’intensità emotiva delle opere di Racchi assegnano a questo artista un posto di primo piano nel mondo della scultura moderna. Il riferimento al reale non impedisce all’artista di esprimersi attraverso immagini che mascherano la realtà e lui interpreta alla perfezione lo spirito del tempo, dando una nuova identità a immagini note, creando dal niente dei “gioielli”. Il rigore che le opere di questo artista possiedono non è il rigore della ragione quanto invece quello dell’emozione. Mentre non c’è più nulla da scoprire nella figurazione, la figura astratta riesce ad emozionarci se non altro per il fatto che dobbiamo “sforzarci” a comprenderne il significato, che non è mai univoco, ma cambia da un individuo all’altro ed è addirittura in relazione con lo stato d’animo dell’osservatore stesso. Senza dubbio, nell’esecuzione delle sue scultura, racchi opera in conformità a determinate leggi: forma, superficie spazio e sensazioni appartengono inequivocabilmente all’artista, in una maniera che va oltre lo stile. Questi lavori determinano il periodo attuale, proprio perché si definiscono da soli, essendo questa la condizione dell’autonomia che la scultura e l’arte in genere hanno raggiunto.

Eraldo Di Vita

 

Hanno scritto di lui:  

  • Eraldo Di Vita
  • Sandro Serradifalco 
  • Carlo Prosperi 
  • Gianni Notti 
  • Riccardo Brontolo 
  • Giancarlo Polizzari
  • Arturo Vercellino 
  • Egle Migliardi 
  • Vilma Torselli  

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